Una Chiesa “laboratorio” è una bottega che trasmette un sapere, un saper essere e un saper fare (di vita e di fede) e lo affida alla creatività di chi lo riceve, in modo che l’allievo superi possibilmente il maestro. È questa d’altronde, da sempre, la dinamica della fede, che nel tempo si tramanda attraverso un processo di traditio (trasmissione), receptio (accoglienza), redditio (rielaborazione). Non è vero che giovani non vogliono saper nulla della tradizione della fede, essi però desiderano aver il tempo di accoglierla (guardandoci dentro) e di rielaborarla. Vogliono prendere la tradizione, smontarla e rimontarla, assumendosi il rischio di commettere qualche sbaglio. I giovani desiderano e contemporaneamente posseggono la logica del laboratorio, della bottega dell’artigiano, non quella del museo. Vogliono “con-prendere” quello che viene loro trasmesso, il che significa un processo condiviso (con) e attivo. Seguendo le indicazioni di Papa Francesco nell’incontro con i giovani piacentini possiamo individuare tre dimensioni decisive della vita credente: la verità, la bellezza e la bontà.

Ecco la presentazione completa dell’itinerario per i giovani (dagli ultimi anni delle superiori in avanti).