Giovedì 4 luglio ricorre la solennità di sant’Antonino, patrono della città e della Diocesi. Alle ore 11 presso la basilica cittadina dedicata al santo Celebrazione Eucaristica solenne presieduta da S.E. Mons.Gianni Ambrosio Vescovo di Piacenza-Bobbio . Di seguito la sua omelia.

Carissimi fratelli, carissime sorelle
Sono passati più di 1700 anni dalla morte di sant’Antonino: quanti cambiamenti sono avvenuti nel corso di così tanti secoli. Eppure la memoria del santo patrono continua ad essere cara alla popolazione piacentina. È motivo di gioiosa gratitudine riconoscere la continuità di questa tradizione. Il culto per il santo patrono è una delle più antiche espressioni della storia religiosa e civile della città e della diocesi: passano i tempi e cambiano le stagioni, ma la nostra storia piacentina continua.
Dal ricordo del nostro patrono riceviamo un messaggio eloquente: noi siamo dentro questa storia di amore e di libertà che ci precede e ci accompagna. Questa storia ci invita pure a guardare avanti. Per questo a sant’Antonino vogliamo chiedere come possiamo costruire il futuro della nostra comunità. Mi pare che Antonino ci risponda dicendo che il futuro non si costruisce mai da soli, ma insieme, insieme con il Signore e insieme tra noi, come comunità unita.
Innanzi tutto sant’Antonino ci dice di costruire il futuro insieme a Dio. Nel salmo abbiamo proclamato: il nostro aiuto è nel Signore. Il brano dell’Apocalisse, che è il libro della speranza cristiana, ci invita a volgere lo sguardo ai cieli ove la salvezza si compirà in modo definitivo. Accogliendo l’aiuto del Signore e illuminati dalla luce del Dio vivo e vero, che è Amore, possiamo aprire il cuore e la mente ed entrare nell’orizzonte nuovo che Dio dona.
Qui troviamo il motivo per cui al centro della nostra convivenza cittadina è stata scelta la figura di un giovane che ha testimoniato la fede, non la ricchezza o il successo o il potere. La comunità piacentina lo ha scelto come patrono perché nella fede di questo giovane ha visto l’amore per il Signore e per tutti: il martire cristiano è martire per amore, come è per amore che Gesù Cristo ha dato la sua vita per la salvezza di tutti. Festeggiando il nostro patrono, celebriamo il mistero di Dio che, in Gesù Cristo, ci dona il suo amore e la sua luce.
La portata di questo amore offerto gratuitamente a tutti è la grande ‘rivoluzione’ della storia umana, perché viene incontro allo spirito umano che ha bisogno di fiducia e all’anima che ha bisogno di luce. Se l’uomo accoglie l’amore di Dio, la sua vita è trasformata: così è avvenuto in Antonino che con coraggio professa la fede in Dio e afferma la sua libertà di fronte all’ingiusta pretesa dell’imperatore. Questo giovane ricco di fede coraggiosa e libera è stato – e continua a essere – il seme buono, di cui ci parla il brano del Vangelo, un seme che ha portato frutti buoni per la vita della comunità cristiana e della convivenza cittadina. La sua memoria ricorda a noi oggi che la fede in Dio non è un qualcosa di astratto o di privato, ma è luce e speranza per tutti, è il lievito e il sale della vita, ciò che dà gusto e sapore all’esistenza, ciò che infonde gioia e fiducia.
Antonino ci dice poi che il futuro che si costruisce insieme tra noi tutti, non da soli e non contro qualcuno. È un invito all’impegno per il bene comune che rigenera la vita sociale. Questo impegno è ancora più importante oggi perché il volto di Piacenza sta cambiando, come è cambiato nel corso dei secoli. Ma ciò che è fondamentale non solo conservare ma favorire e diffondere, è l’amicizia civica. Una buona relazione di cittadinanza rende unita, feconda e virtuosa una città.
Senza soffermarci sui diversi aspetti di questo cambiamento, non possiamo dimenticare la presenza significativa di persone che provengono da altri paesi e da altre culture. Se questo può suscitare sentimenti di paura o di incertezza, tuttavia occorre riconoscere che sul nostro territorio molte iniziative hanno favorito un discreto inserimento. Lo attesta anche la presenza di questi amici peruviani, come altri di altre nazioni. È questa la strada da percorrere insieme da parte di tutti, non solo su questa importante questione, ma su ogni altro aspetto della nostra vita sociale. Se si cammina e si lavora insieme cercando il bene comune, si rispetta la dignità di ogni persona e dell’intera collettività, si fa crescere la moralità pubblica, si va incontro a chi è nel bisogno.

Grazie all’impegno di molti cittadini e di molti gruppi o associazioni, abbiamo la possibilità di riconoscere che la collaborazione e la solidarietà sono beni preziosi per la nostra città, per la vita di noi tutti. Siamo anche invitati, a fronte delle difficoltà che non mancano, a ricercare sempre la convergenza di intenti sulle questioni fondamentali: è questa la forza di una comunità che costruisce insieme il suo futuro.
Esprimo la mia riconoscenza al caro vescovo mons. Domenico Berni che ha dedicato tutta la sua vita al servizio di Dio per il bene del popolo peruviano. Il premio “Antonino d’oro” è il riconoscimento per la generosa opera missionaria svolta dal vescovo Domenico. Il premio sia di stimolo per tutti noi, chiamati a essere annunciatori e testimoni del Vangelo nella vita quotidiana.
Esprimo poi la mia gratitudine al caro mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo di Potenza, che ha voluto essere qui con alcuni sacerdoti. Il patrono di Potenza è san Gerardo della Porta, originario di Piacenza. Forse si fece pellegrino per recarsi nei luoghi santi, ma si fermò a Potenza diventando vescovo della città. Quest’anno ricorre il nono anniversario della sua morte e la ricorrenza ha favorito il gemellaggio tra Piacenza e Potenza, unite nel nome di San Gerardo.
Cari fratelli e sorelle, per l’intercessione del nostro patrono Antonino, il Signore benedica la nostra città e la nostra diocesi, e in modo particolare benedica i giovani, a cui sempre desideriamo rivolgere la nostra attenzione e la nostra cura. Amen.